Vagando in terra straniera: si, perché andare in giro per le città cinesi, significa non solo essere dall’altra parte del mondo in una cultura completamente diversa dalla nostra, ma anche mettere da parte la convinzione che qualche parola di Inglese sia sufficiente per girovagare. Lì non è così, si ha a che fare con un popolo conservatore per cause storico politiche, che raramente parla Inglese, non gesticola come noi italiani sappiamo ben fare e quindi fa difficoltà a comunicare con te. Che fare? Mappa alla mano, indirizzo di dove soggiorni scritto in Cinese da mostrare al tassista e un po’ di autonomia nel muoversi coi mezzi pubblici. E poi che dire… Shanghai è la megalopoli più futuristica che abbia visitato, tra i grattacieli troviamo ampi parchi dove bambini e anziani danzano o praticano arti marziali, pagode buddiste che lasciano senza fiato per la sensazione di antico e sacro che trasmettono. Raggiungere Pechino con un treno che viaggia a 300 km/h senza il minimo rumore, attraversando stazioni ferroviarie che sembrano aeroporti, visitare piazza Tienanmen e la Città Proibita, gremite in un giorno di festa, mangiare la tipica anatra alla Pechinese da leccarsi i baffi, trovarsi sulla Grande Muraglia quasi deserta al tramonto. Cose rimaste impresse? La folla non è rumorosa, poche urla, discrezione. Il cibo è delizioso, vario e spesso salutare; ben lontano da quello che crediamo. Tecnologicamente sono avanti di 50 anni ma l’inquinamento è il prezzo salato che pagano.